Fotografando

I ritratti di Elsa Mezzano sono sbuffi di fumo che, precipitati, si cristallizzano in immagini. La grana porosa delle sue foto in bianco e nero rimanda ad atmosfere rarefatte, ad ambienti ancora odoranti di sigarette, sigari o pipe, a laboratori impregnati di acidi.

Sacello di un’illusione, urna bidimensionale delle ombre che attraversano il mondo, una foto credo che sia una delle “cose” artistiche più difficili da interpretare. Non tanto per ciò che rappresenta visivamente ma per la sua valenza psicologica.

Occhio interiore più che fisico dell’artista, una foto è un tassello di più vite, un crocicchio dove si incontrano e dividono più strade. E’ la sovrapposizione del tempo e dell’esistere.

Si dice che non si possa fotografare che cose reali; ma qualcuno sa dirmi cos’è reale? Cosa si fotografa? L’oggetto, 1’essere, il tempo. E con che cosa si fotografa? Con la luce. E che cosa c’è di più immateriale in questo mondo della luce, del tempo, del nostro essere? Forse 1’unica cosa che rimane inalterata è 1’oggetto. Ma 1’oggetto è inanimato. Il nostro involucro è ben poca cosa, è sempre soggetto a cambiare. Elsa sa che in questo mondo un attimo non è uguale all’altro, sa che il vento, una volta passato, non torna indietro e un raggio di sole può subito essere annullato da una nuvola, ecco perché cerca di cogliere 1’inafferrabile. Osservatrice attenta di questi momenti, ella ha fatto della sua inseparable macchina fotografica un taccuino di viaggio sempre pronto a bloccare un’emozione, un luogo o una persona che mai più potranno essere rivisti così come in quell’istante.

Paesaggi, persone, edifici sono trattati con la stessa attenzione, con lo stesso animo indagatore.

Da quando la conosco, considero Elsa non una semplice fotografa ma una reporter, con la differenza che lei non vuole raccontare nulla; una sua foto non ha in sé la compiutezza di una storia, quello che interessa quest’artista è la ricerca di ciò che non si può narrare: 1’inseguimento di un’anima superiore che plasma atmosfere e sensazioni. Cerca la vita in un gesto, in un battito di ciglia, in un sospiro interrotto. Cerca la verità in un contesto illusorio, insegue la conferma delle proprie emozioni in un occhio che non è il suo perché, se è vero che i personaggi da lei ritratti rintracciano molto di se stessi in quelle calibrature di luci, è indubbio che nella scelta del soggetto, del momento da catturare, c’è tutta la determinatezza dell’artista, la sua sensibilità, il suo essere più profondo.

Forse Elsa non se ne rende neanche conto ma negli sguardi, nei gesti di Bonito Oliva, Vacchi, Covito, Maselli, Calabria, Ben Jelloun c’è la sua stessa malinconia (assolutamente privata) e il suo entusiasmo per la vita, per le scoperte che l’attendono attimo dopo attimo, certa che ogni cosa che le capita è un regalo al quale lei non può rinunciare. Emerge così una personalità riflessiva, entusiasta, curiosa, dirompente, ma anche sognatrice e, al contempo, assolutamente concreta. Fotografare, per lei, è un gioco, una passione vitale che non conosce tregua, un cercare di evidenziare il meglio di sé e degli altri, sempre pronta a lasciarsi rapire da forme, luci e situazioni che rimandano la mente ad altro. Attenta all’essenza straordinaria che si annida in ogni cellula, quest’artista ha un approccio con la vita estremamente positivo, carico di rispetto per tutto ciò che la circonda, amore e sensibilità.

Vinny Scorsone